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Quando le leggi le scrivono le ballerine
Gabriella Carlucci venti anni fa era una nota showgirl della televisione, avendo esordito come valletta in spettacoli come Portobello e proseguendo addirittura come conduttrice in alcuni Sanremo, Buona Domenica, ecc. A causa dell'età avanzata le opportunità televisive si sono ridotte e - purtroppo per noi - è aumentata l'attività politica nelle file dei partiti di Berlusconi.
Il 3 marzo 2009 la Carlucci elabora una proposta di legge e la pubblica sul suo blog. Dall'articolo che la accompagna - Pedofilia e internet - si è indotti a pensare ad un impegno lodevole: cosa di più condivisibile che combattere un'attività tanto odiosa in rete?
Però qualche dubbio sorge immediatamente. Anzitutto questa attenzione sulla la pedofilia in rete: tutti sappiamo che la pedofilia esiste sia in rete che nel mondo reale. L'unica differenza è che in rete è molto più facile identificare e neutralizzare chi commette reato. Perché allora preoccuparsi solo dei pedofili in rete e non di quelli in giro per le strade?
La risposta è semplice, basta leggere la proposta di legge. Si tratta di un documento scritto con Microsoft Word, leggiamo le proprietà del documento e scopriamo che è stato scritto da un certo Davide Rossi. O chi è Davide Rossi? Breve ricerca su internet e scopriamo Davide Rossi presidente di Univideo, associazione di categoria aderente a Confindustria. Quindi un'associazione che difende gli interessi degli editori audiovisivi… o cosa c'entrano i produttori di DVD con i pedofili? Lo si scopre andando avanti nell'analisi del documento.
Cerchiamo nella proposta di legge le parole pedofili, abusi, minori, … niente! Nessun risultato!
Andiamo avanti nella lettura, troviamo le parole accesso (alla rete), anonimo, diffamazione, diritto di replica, diritto d'autore, Siae, Confindustria.
Ora è chiaro! Anche un bambino capisce che la signora Carlucci è falsa come i soldi del Monopoli, fa finta di preoccuparsi dei pedofili e invece si preoccupa della libertà di espressione su internet e degli interessi dell'industria (forse anche di sé stessa, magari una poltroncina nel Comitato per la tutela della legalità nella rete Internet ci scappa).
Non entro nel merito della proposta di legge. Chiunque ha un minimo di dimestichezza con la rete capisce che è una boiata pazzesca. A partire dal fatto che tecnicamente non è applicabile, neanche in paesi a libertà ridotta come la Cina.
Faccio solo una considerazione sui rischi di essere in un paese in cui ci fanno vedere tette e culi in ogni dove, Parlamento e Governo compresi. Ad ogni ondeggiamento di ciccia noi italiani capiamo il messaggio: posso fottere! E invece veniamo fottuti.
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