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attualita:guerra:20040917_guerra_illegale

Kofi attacca: «Guerra illegale»

L’ovvia verità del segretario Onu scatena reazioni furiose. Bush: «In Iraq libertà in marcia»

venerdì 17 settembre 2004

www.ilmanifesto.it

«Ho spesso sottolineato che la guerra in Iraq non rispettava la Carta delle Nazioni unite. Dal nostro punto di vista e dal punto di vista della Carta è stata un’azione illegale». L’entrata in tackle, mercoledì sera, del sovente troppo molle segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, ha avuto l’effetto di una bomba. Le sue parole (ovvie) alla Bbc hanno annientato in pochi secondi le giustificazioni rabberciate (e le bugie) che Stati uniti e Gran Bretagna soprattutto vanno raccontando da oltre un anno e mezzo. E hanno provocato reazioni furibonde, ma non per questo meno patetiche, dell’accoppiata Bush & Blair più ascari vari (come i polacchi e i bulgari), nel tentativo di giustificare «legalmente» l’ingiustificabile. In effetti Bush, Blair per interposta persona, gli australiani, i polacchi e i bulgari l’hanno presa male. E forse anche l’Italia, anche se il ministro Frattini (che il 24 a New York vedrà Annan), alle prese con il sequestro delle due Simone, ha preferito un imbarazzato silenzio.

In un comizio nel Minnesota, Bush ha risposto che la guerra americana era giustificata dalla risoluzione 1441 del novembre 2002 con cui il Consiglio di sicurezza minacciava «gravi conseguenze» se Saddam non avesse rinunciato alle famose (e mai trovate) armi di sterminio. Kofi Annan aveva paraltro già ribattuto, nella sua intervista alla Bbc di mercoledì, a questa affermazione dicendo che «spettava al Consiglio di sicurezza decidere quali dovessero essere le gravi conseguenze».

Ma a Bush, impegnato a dimostrare che l’attacco all’Iraq è parte della infinita guerra americana «al terrorismo» - di cui ha fatto il cuore della sua campagna elettorale - queste sottigliezze non importano. Nonostante il quadro plumbeo sul futuro dell’avventura iracheno appena passatogli dalla Cia, in Minnesota ha detto che «in Iraq la libertà è in marcia» e ha accusato il suo contendente John Kerry, in pratica, di tradimento della patria dicendo che «mandare segnali confusi significa mandare segnali sbagliati alle nostre truppe, al nemico, agli alleati e alla gran parte del popolo iracheno».

Kofi Annan alla Bbc aveva anche lasciato intendere che non ci potranno essere le elezioni credibili in Iraq, in gennaio, che Bush e il Quisling Allawi («un forte leader», secondo Bush) presentano come una panacea, se l’attuale situazione di caos e violenza dovesse permanere. «C’è ancora molto da fare. Abbiamo aiutato gli iracheni a creare un contesto legale per le elezioni. Ma è chiaro che se le condizioni di sicurezza rimarranno quelle attuali non si potranno avere elezioni credibili in gennaio».

A ruota di Bush sono arrivati gli altri della banda dei «volenterosi». Imbarazzanti le vuote parole della ministra dell’industria Patricia Hewitt a cui Tony Blair ha affidato il commento all’intervista di Annan. «La guerra in Iraq era non solo legale ma anche necessaria». Anche il fatto che Annan abbia scelto la Bbc per ribadire che la guerra era (e resta) «illegale», sembra avere un valore preciso. In fondo Blair ha combattuto contro la televisione di stato britannica la sua seconda guerra perché fu la Bbc a smontare le ragioni del conflitto in Iraq ben prima che gli stessi Usa ammettessero che le armi di distruzione di massa di Saddam non esistevano. Quella denuncia (costata la vita all’ex consulente del ministero della difesa David Kelly, e il posto di lavoro a direttore, presidente e giornalista della televisione di stato) metteva il dito sulla piaga: le prove della colpevolezza di Saddam erano state «rese più sexy», cioè pesantemente manipolate per giustificare l’intervento.

In terza battuta è arrivato il premier australiano John Howard (anche lui a caccia di rielezione) che si è provato a sostenere che «la guerra era legale e le motivazioni per combatterla valide» cogliendo anche l’occasione per attaccare l’Onu, «paralizzata» e incapace di intervenire in crisi come quella del Darfur. Anche la Polonia e la Bulgaria, esponenti della «New Europe», non hanno voluto far mancare la solidarietà sparando risoluzioni a raffica per giustificare la loro subalternità a Washington: la guerra era giustificata alla luce delle risoluzioni del ’90 e del `91, ha detto Varsavia; era legale sulla base della risoluzione 687, ha confermato Sofia.

In generale negli Stati uniti di Bush e fra i più fedeli fra gli ascari si tenta di liquidare le verità (ovvie e per una volta apertis verbis) contenute nelle parole di Kofi Annan come «un interferenza» nella campagna elettorale americana. Curioso sentir parlare di «interferenza» un’amministrazione come quella Usa che ha appena interferito a man bassa e elargito non solo parole ma sostanziose quantità di dollari all’opposizione venezuelana impegnata (senza successo) a sloggiare Hugo Chavez dalla presidenza.

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