15 febbraio 2007
di Giorgio Bocca (L'Espresso - L’antitaliano)
Romano Prodi appare in televisione per informare gli italiani che rinnoveremo il nostro contributo “pacifico”, dice, alla missione della Nato in Afghanistan. La dizione è meditata e lenta: parole come pietre, le mascelle un po’ contratte per dar forza alle parole, lo sguardo fermo e duro delle occasioni solenni.
Il tutto per recitare in pubblico una affermazione incredibile, smentita dai fatti e dal buonsenso: che cioè il nostro contingente non è lì per partecipare alla guerra, per una operazione scopertamente militare, Basta guardare come sono vestiti e dotati i nostri soldati, per l’appunto da soldati e non da seminaristi, e li vediamo sfilaresugli schermi televisivi come dei robot bellici gonfi di uniformi, armi, cannocchiali, schermi agli infrarossi per combattere di notte, radiotelefoni, bombe a mano con manici tipo Wehrmacht.
Basta guardare le strade per cui camminano, anzi, corrono, in fila indiana come chi sa che possono sparargli addosso. Strade su cui sostano carri armati o carrette militari, con sacchetti di sabbia antiproiettili agli ingressi delle case e bandiere mosse da venti tesi e carichi di sabbia sui pennoni9, e ospedali da campo pieni di gente mutilata della mine antiuomo e donne che passano rasente i muri, chiuse nei loro burka. Basterebbe il solo nome Afghanistan per capire che si è in uno dei luoghi di guerra e di paure più sventurato del mondo, dove la parola pace è impronunciabile, assurda, visto che da sempre vi si combattono guerre tanto sanguinose quanto assurde. Così stando le cose è davvero il caso di continuare in questi discorsi a cui non può credere nessuno che sia fornito un minimo di ragione o dire invece cose credibili, oneste, coraggiose, anche se non si possiede l’alta retorica di Churchill? Per esempio: “ Cari italiani è davvero penoso il compito di chiamarvi ancora alle armi dopo i massacri delle guerre mondiali, ma così vanno le cose a questo mondo. Dai tempi della guerra fredda ci siamo affidati agli Stati Uniti, il nuovo impero, per vivere come i ricchi di della terra, protetti dai soldati e dalle armi uSA. Ogni tanto però l’impero ci chiede di partecipare alle sue spedizioni militari. Non sempre la richiesta è gradita, ma inevitabilmente e tutto sommato a buon prezzo. Che deve fare un governo di questo strano Paese che vuole i vantaggi dell’alleanza ma non gli oneri?
Uscire dall’alleanza?Mettere in pratica il più assoluto neutralismo, tirare avanti come se fossimo padroni del nostro destino? Ma siccome così non è , siccome siamo legati a filo triplo all’alleanza atlantica, cerchiamo di onorare i nostri impegni o di far finta, come spesso accade, di “onorarli”. Non crede il capo del nostro governo che un discorso schietto, sincero, sarebbe più comprensibile dagli italiani, delle contorte argomentazioni sui nostri soldati che vano armati di tutto punto sui campi di guerra, ma con intenti pacifici, che partecipano al presidio del territorio, ai rastrellamenti dei terroristi, ai convogli per i rifornimenti bellici e magari anche a qualche strage di talebani, ma che continuano a dichiararsi pacifisti?
C’è un’Italia che si è stufata della Resistenza, che non capisce le nostalgie per la Resistenza.Eppure la ragione è semplice: quello è stato il periodo in cui gli italiani hanno rinunciato alle loro furbizie, ai giri di walzer, allo stare alla finestra, in cui si sono assunti le responsabilità delle loro scelte. Ebbene oggi ci sembra che il Paese abbia perso la capacità di scegliere e che il suo governo sia costretto a mentire pur di durare. Eppure se siamo un paese libero e sovrano è proprio perché allora abbiamo avuto il coraggio di scegliere.